Verdeggiando by Pio Pera

Verdeggiando by Pio Pera

autore:Pio Pera [Pera, Pio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-12-19T14:53:22+00:00


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Il giardiniere di Wimbledon:

una vita per le zolle

Twynam non è un orticultore, né un botanico, né un erbo-rista, e il suo modo di crescere e curare le piante ha poco a che fare con la scienza. È un orante, che passa una parte del suo tempo a pregare per l’erba. Così John McPhee su un singolare personaggio da lui incontrato nella primavera del 1968, mentre scriveva, per il «New Yorker» di Wallace Shawn, della semifinale a Forest Hills tra Arthur Ashe e Clark Graebner: lo scontro tra due diverse americhe, nera e liberal l’una, bianca repubblicana e privilegiata l’altra. Visto tanto interesse per il tennis, gli avevano proposto di indagarne, a Wimbledon, l’altra faccia: il prato.

Quando McPhee lo conobbe, Robert Twynam viveva da quaran-taquattro anni in intimità con ogni zolla, estirpando al primo apparire i volontari, ovvero le erbacce nel gergo del Centrale di Wimbledon, quartiere a sudest di Londra sede dello All England Lawn Tennis and Croquet Club. Il prato ideale da tennis deve essere compatto, lucido, elastico. Grazie a un lavoro certosino, il Centrale raggiunge una perfezione tale che a dargli un buffetto risuona un’eco come di fucilata.

A primavera, stagione di massima crescita, quando ogni filo d’erba aspira a fiorire, andare a seme e moltiplicare la sua discendenza, il cilindro manuale a dieci lame Ransome Certes 121

Capitolo 31

lavora quotidianamente, in modo da mantenere il tappeto a un’altezza di circa mezzo centimetro. A inizio stagione taglia in diagonale, a metà in orizzontale, alla vigilia del torneo in verticale, fino a ottenere l’aspetto di un enorme tessuto di lino a strisce alterne verde chiaro e verde scuro. Si applica poi il rullo. Non dovrebbe, secondo il canone, superare il quintale, ma qui pesa circa una tonnellata e scorre tutti i giorni. Si potrebbe anche farne a meno, a metà giugno il campo sarebbe anche a posto così, spiega Twynam, però il rullo dà una bella luce allo strato superiore dell’erba. Come una bella strofinata a un buon paio di scarpe inglesi.

Fondamentale l’elasticità. Twynam di anno in anno individua la miscela ideale; festuca olandese all’80% e per il resto browntop dell’Oregon. Non gli interessa il colore, non gli piace il concetto di velluto verde: se un campo è vivo e sano può essere di qualsiasi tinta, marrone incluso.

Idiosincratico il criterio per valutare i giocatori: non lo pre-occupano il tocco o la potenza, ma gli strusci, i pattini, le zappe.

Ovvero il tipo di danno inferto al Centrale da punte di scarpa confitte nell’erba e poi trascinate, suole che slittano, racchette usate alla stregua di asce. Alcuni, soprattutto tra gli stranieri, sono autentici flagelli, lasciano buchi che Twynam corre a riparare con una miscela di argilla ed erba tagliata, oppure ri-sistemando una zolla spostata ricucendola con un reticolo di bastoncini da fiammifero. Va da sé che Twynam tifa per quelli che trattano con più riguardo la sua creatura. Predilette le donne: non sciupano, con rarissime eccezioni, la moquette vegetale.

Non si può non restare affascinati da questo sacerdote di una religione al tramonto, incentrata sul più desueto dei feticci.



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